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SHEIN…non è tutto oro ciò che luccica!

Se siete interessati alla moda e alle ultime tendenze, probabilmente siete stati tentati ad acquistare, se non l’avete già fatto, qualcosa su Shein.

Ma vi siete mai chiesti dove, come e perché nasce il marchio?
L’azienda di e-commerce è stata fondata da Chris Xu nel 2008, con sede in Cina. Il suo principale obiettivo è quello di evitare il mercato locale in favore della vendita all’estero, al fine di competere con i più grandi marchi di fast fashion.
Originariamente SHEIN vendeva abiti da sposa, uno dei prodotti di successo per le aziende cinesi sul mercato americano insieme all’elettronica, cominciando da subito a vendere online anche normali vestiti da donna.

La domanda aumentò perché in quegli anni non erano così tanti i negozi che vendevano online.

La strategia di shein iniziò con l’utilizzo dei social network e l’ingaggio di influencer, quando erano ancora pochi coloro che lo facevano. Da quel momento ebbe inizio la sua evoluzione: nel 2015 l’azienda cambiò nome da SheInside a Shein e si spostò nel centro della manifattura tessile cinese. Divenne nuovamente famosa in quel periodo perché pagava i suoi impiegati e fornitori in tempo, una cosa rara per l’industria dell’abbigliamento cinese. Da allora lavorò anche sull’immagine: nel 2017 rifece il sito, nel 2018 aggiunse i costumi da bagno, ma non solo, il suo successo si verifica in grandi numeri e statistiche: conquista il primo posto nella categoria shopping dell’app store di iOS in 56 Paesi e nella top 5 di 124, su un totale di 174 nazioni.

Da metà febbraio 2021 è al secondo posto solo dopo Amazon per le app di shopping negli Stati Uniti.
Il suo sito è al primo posto nel mondo per traffico web, mettendosi avanti a brand come: Zara, Nike e Adidas. La durata media di una visita al sito è stimata 8 minuti e 36 secondi, più alta di ogni grande brand di moda. Infine, risulta il brand più chiacchierato su Tik Tok nel 2020.
I segreti del suo enorme successo sono evidenti: prezzi molto bassi e ampia scelta di articoli. Sul sito ci sono sempre delle promozioni attive, più spendi e più la percentuale di sconto si alza. Per ogni ordine si ottengono dei punti da utilizzare come sconti per gli ordini successivi e la spedizione è gratuita per ordini superiori a 9 euro. Inizialmente i tempi di spedizione per l’Italia erano abbastanza lunghi, anche più di un mese, ma di recente si sono accorciati e adesso sono attorno ai 10 giorni. Il secondo motivo della sua fama, risiede nella sua scelta di diffondersi tra i giovani, nelle campagne pubblicitarie su Facebook, Instagram e TikTok, ma non solo. Il marchio ha investito molto sulla sua presenza sui social media collaborando con Katy Perry e Hailey Bieber e le cosidette “microinfluencer”. Queste ultime, ricevono abiti gratis e in cambio danno visibilità all’e-commerce regalando codici a chi le segue.

In un momento storico in cui le aziende di moda si trovano a fare i conti con l’impatto ambientale del proprio business e con una sempre maggior attenzione dei consumatori alla sostenibilità ambientale, Shein ha ricevuto diverse critiche per il modo in cui incentiva lo shopping sfrenato, lanciando mediamente 500 nuovi articoli di abbigliamento al giorno.
Al discorso della sostenibilità, si aggiungono le condizioni e lo dei lavoratori. Sul suo sito web, l’azienda afferma che essa e i suoi partner trattano bene i propri dipendenti e non utilizzano lavoro forzato o minorile, senza fornire dettagli sulle fabbriche di produzione. Secondo alcune indagini in queste fabbriche, i corridoi e le scale sono ingombri di borse e rotoli di tessuto. Un problema in caso di evacuazione per un incendio, tanto più in assenza di un’uscita di emergenza. L’azienda darebbe lavoro a più di 200 persone, questo perché i produttori utilizzano
schiere di lavoratori provenienti dalle province, dove i salari sono i più bassi. Prima di tornare alle loro famiglie, questi lavoratori non hanno altro obiettivo che generare più reddito possibile. Infatti, l’orario di lavoro settimanale medio sarebbe di 75 ore.

Infine, SHEIN dichiara che oltre il 60% dei suoi prodotti contiene fibre riciclate. I suoi outfit a volte somigliano un po’ troppo a modelli di altri brand o di giovani designer, infatti viene spesso accusat sui social di aver copiato o contraffatto dei vestiti, ma il suo potere di comunicazione su Internet è più forte. La domanda ora, sorge spontanea: siete ancora certi di acquistare su shein e\o dare visibilità all’azienda, dopo averne scoperto il lato oscuro? Solo noi possiamo cambiare qualcosa, migliorando le condizioni di chissà quanti lavoratori e informandoci di più sul grande fenomeno del “fast fashion”. Noi giovani siamo il futuro ed il cambiamento, leggi per informarti non solo per passatempo!

 

Giulia Masella

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