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La visione di Francesco Risso sul mondo dell’arte

Il rapporto tra moda e arte è sempre stato un tabù che ha aperto numerosi dibatti. Quest’ultimi sono stati protagonisti di pareri contrastanti tra chi stabilisce che la moda non sia arte, magari per l’esigenza di seguire degli obiettivi commerciali, e chi invece ancora oggi considera il processo creativo di un abito una vera e propria forma d’arte. Nonostante queste infinte discussioni che non porteranno probabilmente mai ad una soluzione finale, negli ultimi anni è stato incalzante il punto di vista di Francesco Risso, direttore creativo di Marni, che ha stretto diverse collaborazioni con artisti di vario genere per presentare le sue collezioni. Risso, dopo un lungo passato da Prada, è stato chiamato nel 2016 alla direzione creativa di Marni, marchio appartenente al gruppo Only The Brave di Renzo Rosso. Sin da subito si è distinto nel settore per aver dato una visione di moda colta ma rilassata, eccentrica ma allo stesso tempo seria, portata in passerella con un tocco di ironia.

francesco risso

Tra le collaborazioni più interessanti di Risso vi è quella con la ceramista Magdalena Suarez Frimkness in occasione della sfilata Autunno/Inverno 2018. Venezuelana di nascita ma californiana d’adozione, l’artista cattura le immagini che la colpiscono con l’innocenza di un bambino e le riproduce sulle ceramiche realizzate dal marito Michael Frimkess.Dai cartoni animati agli slogan pubblicitari, sono alcune delle fonti d’ispirazione che Magdalena interpreta in maniera ironica e infantile allo stesso tempo, donando una forza potentissima ai suoi lavori. Infatti pare proprio siano stati il suo modo di pensare e l’approccio alla creatività che hanno contribuito alla scelta di avviare una collaborazione con il designer. All’interno di uno spazio che ricorda un deposito di materassi ammassati, sfilano delle donne con una forte personalità creativa e fragile allo stesso tempo. L’unione delle due visoni arriva su completi e cappotti in cui Risso interpreta il gatto dell’artista in una tigre dagli occhi lucidi. La sottile ironia, che caratterizza l’approccio creativo di Risso così come dell’artista, è ciò che unisce le due menti e che accompagna l’intera collezione. Ad amplificare questa unione vi è il miagolio di un gatto in sottofondo mixato a della musica melodica.art

Altra interessante collaborazione, che ha visto coinvolto Risso è avvenuta in occasione della collezione donna primavera estate 2020. L’artista in questione è Judith Hopf che ha curato il set della sfilata portando avanti insieme a Risso un tema caro alla moda, quello dell’eco-sostenibilità. L’industria tessile che oggi è una delle cause dell’inquinamento nel mondo ha il potere di contaminare la natura e i suoi colori. E’ la riflessione da cui parte Risso, che insieme a Hopf, danno vita ad un set che prende le sembianze di una giungla realizzata con rotoli di materiali riciclabili, come ad esempio stoffa e carta, che si trasformano in enormi palme, tra cui sfilano le modelle. Si allude ad un mondo surreale che ribalta gli equilibri e ci porta infine, alla triste realtà. Questa scenografia dai colori vivaci e dall’aspetto paradisiaco accompagna abiti dai colori accesi e stampe tropicali che giocano sull’assembramento di più volumi destrutturati. Risso coglie dall’artista visivo tedesco la sensibilità verso questa visione che viene tradotta nell’uso di materiali riciclati mostrando al mondo che c’è un bisogno di ritorno alla natura e alla bellezza pura. 

collezione franesco risso

Come non citare pure lo show che Risso ha progettato con il coreografo italiano Michele Rizzo. Lo stilista racconta che in occasione della collezione uomo autunno inverno 2020/2021, l’obiettivo della sfilata era di “trovare la bellezza nella persistenza della memoria e negli avanzi.” Tutto inizia all’interno di uno spazio, illuminato di blu, in cui i modelli trasformandosi in dei performer si muovevano nella penombra. Quest’ultimi per tutta la durata della sfilata ballavano girando in tondo seguendo traiettorie circolari infinite, muovendosi fino allo sfinimento, per esaltare la persistenza dello scorrere del tempo. Una vera e propria performance, ispirata al racconto “La Maschera della Morte Rossa” di Edgar Allan Poe, risultata affascinante e funzionale, dove nello stesso momento gli abiti continuavano a presentarsi in diverse prospettive dando in questo modo importanza ai dettagli che, magari a volte, sfuggono alla vista poiché presi dalla frenetica routine. Anche in questo caso il direttore creativo parla di eco sostenibilità. Un messaggio chiaro che Risso e Michele Rizzo hanno saputo comunicare in maniera eccellente assorbendo l’uno dall’altro ciò che di meglio sanno fare. 

Natalia Carnemolla

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