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I nuovi talenti della moda in Italia

Milano, capitale della moda, è la città che ospita il maggior numero di giovani artisti, che sognano di poter lavorare nel mondo della moda in Italia.

A differenza delle altre capitali della moda però, non si sente molto parlare dei nuovi designer emergenti italiani. È difficile farsi spazio e ottenere attenzione da parte dei media, quando quest’ultimi si concentrano principalmente sulle case di alta moda storiche, come Gucci, Prada, Armani e Versace. Dopotutto, Milano è diventata capitale della moda a livello mondiale, anche grazie ai fondatori di questi marchi, che tra gli anni ‘70 e ‘90 sono riusciti a dare vita a veri e propri imperi della moda.

Nonostante ciò, non solo a Milano, ma in tutta Italia, sono parecchi i nuovi designer, che piano piano stanno emergendo, iniziando ad acquisire sempre più rilevanza tra gli altri brand, e riconoscimenti anche da queste grandi case di moda.

Vi segnaliamo tre interessanti giovani designer italiani da tenere sott’occhio.

 

Parden’s

Daniele Giorgio, laureato in giurisprudenza e appassionato di design e moda, fonda il suo marchio nel 2016.

Sceglie di affidare tutta la produzione ad aziende pugliesi a km 0, decidendo così di sostenere le piccole realtà manifatturiere della sua regione d’origine, terra di costante ispirazione per il designer, tanto che fa del pumo (simbolo dell’artigianato e della tradizione pugliese a forma di pigna) il suo logo. Le collezioni Parden’s hanno in comune le fantasie geometriche inedite, e i colori come il verde bosco, il blu nayv e il terracotta, che mischiati insieme rievocano atmosfere degli anni ’70.

Parden’s, è uno dei brand più innovativi, dal momento che diventa nel 2020 un marchio digital-only e direct-to-consumer, quindi solamente acquistabile su piattaforme online, come sul loro sito ufficiale Parden’s o grandi siti di rivendita quali ‘’Vestiaire collective’’ e ‘’Yoox’’.

Infine, abolisce il concetto di stagione, allungando così la vita media del prodotto, elimina gli sprechi e si avvicina alle esigenze del cliente, consentendo di mantenere una qualità altissima, e dei prezzi competitivi.

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Iindaco

Di Pamela Costantini e Domitilla Rapisarda, è un brand di scarpe di lusso, che come suggerisce il nome stesso, si ispira a quella particolare nuance di blu, l’indaco. Il nome del brand poi, con due “i’’ iniziali, sta a simboleggiare il numero undici, il mese di novembre, nel quale entrambe le due fondatrici, amiche dai tempi dell’università, sono nate. Indaco offre scarpe eleganti dalla forte ispirazione nineties, per donne di ogni età, attente ai dettagli e alla qualità, da décolleté a stivaletti, con tacchi decisi e geometrici, perfetti per ogni occasione.

Per quanto riguarda l’ecosostenibilità invece, il brand prende molto seriamente il rispetto dell’ambiente; infatti, tutta la produzione è localizzata a San Mauro Pascoli, dove i pellami vengono conciati al naturale senza metalli, inoltre vengono recuperati alcuni scarti del mercato ittico, come le pelli di anguilla o salmone. Tra l’altro, per la prima collezione realizzata, sono stati usati materiali provenienti dall’economia circolare, come i soletti interni e le fodere biodegradabili e il moiré, proveniente da scarti dell’industria alimentare.

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Marco Rambaldi

Designer bolognese dell’omonimo brand, lavora prima per Dolce & Gabbana, e in seguito nel 2017 fonda il suo marchio, insieme alla collaboratrice Giulia Geromel.

Il lavoro di Rambaldi è facilmente riconoscibile grazie alla lavorazione a mano con l’uncinetto, di molti dei suoi capi, che vengono interamente realizzati in Italia. Un elemento iconico del marchio è il cuore, spesso con i colori dell’arcobaleno, che diventa una sorta di manifesto a favore della comunità lgbtq, che Marco sostiene da sempre. Per questo anche, le sue sfilate sono all’insegna dell’eterogeneità dell’inclusione e della solidarietà, i capi di Rambaldi non conoscono età anagrafica, e non hanno un target definito, ma trasmettono sempre idee politiche e sociali.

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Spesso si sente dire che la moda italiana non supporta i giovani, e per questo gli artisti esteri vengono più considerati, ma in questo caso non è vero. Marco Rambaldi infatti riconosce l’aiuto della Camera nazionale della moda italiana, che da visibilità ai nuovi designer, e grazie alla quale è il terzo anno consecutivo che il suo brand sfila in calendario.

Inoltre, un altro aiuto, viene da una maison storica, quella di Valentino, di Pier Paolo Piccioli, il quale sceglie, sempre in collaborazione con la Camera della moda italiana, di dedicare il profilo Instagram ufficiale della maison, ogni anno ad un designer emergente diverso, durante la fashion week di Milano. E quest’anno sarà proprio Rambaldi, a mostrare la propria collezione attraverso i social di maison Valentino, che raggiungono i 15,9 milioni di follower.

Un aiuto di non poca rilevanza, che fa pensare qualcosa, nel mondo della moda italiana, stia cambiando. Anche se non siamo ancora ai livelli della Francia dove le istituzioni e i singoli fanno sistema, e investono in comunicazione per farsi conoscere sui grandi mercati internazionali, anche in Italia, i grandi brand storici, si stanno mobilitando per dare il loro contributo e mantenere viva quella che è l’industria della moda italiana.

 

Sophia Mascia

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