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Sostenibilità: i 3 nuovi designer di moda da conoscere

Alexandra Sipa, Tolu Coker e SS Daley fanno parte di quella nuova generazione di talenti che si impegnano per il principio della Sostenibilità nella moda, per un’industria della moda più amica del pianeta.

Poco dopo l’inizio della pandemia si è parlato molto di come essa dovesse diventare più sostenibile e fortunatamente i nuovi designer stanno cercando di prendere come riferimento il valore della sostenibilità, alla base di tutte le loro nuove collezioni e di promuovere pratiche più eco-friendly ed etiche.

La sostenibilità nella moda come priorità 

Si stima che l’industria della moda sia responsabile di una scioccante percentuale globale di emissioni di gas serra che vanno dal 4 al 10% e che quindi bisogna compiere delle azioni urgenti e concrete sulla sostenibilità per evitare conseguenze gravi sul nostro caro pianeta.

Ormai quasi tutti i brand di moda stanno cercando di affrontare in modo diretto questo problema e di lottare, ponendo al centro delle aziende la sostenibilità, come Chloè che con la nuova designer Gabriela Hearst presenterà la nuova collezione di questa stagione quattro volte più sostenibile di quella di prima, inoltre, nelle ultime fashion week le emissioni di CO2 sono diminuite perché gli editor e i buyer non hanno partecipato di persona.

Alexandra Sipa

La designer rumena Alexandra Sipa di 23 anni ha come obiettivo quello di far crescere in modo sostenibile il suo brand, sviluppando la tecnica di trasformazione dei cavi elettrici di scarto in pizzo.

A cominciare dalla sua collezione AI21 Sour Floral ha iniziato in modo organico, pezzo per pezzo, partendo dalla sua ultima collezione presentata al diploma avvenuto nel 2020 durante la pandemia, che non le ha permesso di fare tutto ciò che avrebbe voluto.

Nella sua nuova collezione ha prodotto tutti i micro top con stampe sostenibili perché voleva creare più opzioni di vestibilità. Dall’inizio ha cominciato a sperimentare, usando reggiseni e body, creando i pizzi con tessuti diversi e utilizzando come capo principale la giacca in denim con dei fili elettrici, raccolti inizialmente da un impianto di riciclaggio e successivamente da un Marketplace di Facebook, che danno l’idea di un denim strappato.

Nonostante la pandemia e il periodo difficile che coincise con il suo diploma alla Central Saint Martins, non si è arresa e ha continuato a lavorare da casa con i materiali che aveva raccolto in precedenza.

Non aveva bisogno di macchine perché lavorava con il pizzo e lo faceva a mano. Questo periodo le è servito per avere dei ritmi più calmi e piacevoli e concentrarsi di più sui suoi progetti e sui capi da presentare nella nuova collezione.

SS Daley

SS Daley è un brand di Londra e Liverpool di Steven Stokey-Daley conosciuto per aver collaborato con lo stylist di Harry Styles nel suo video musicale “Golden” mentre Harry indossava una camicia bianca e pantaloni plissettati.

Per lui lavorare con un personaggio così famoso come Styles è stato sicuramente qualcosa di importante che ha dato una svolta alla sua carriera, grazie al grande potere mediatico del cantante che gli ha permesso di accrescere la sua notorietà di designer.

Steven si ispira per le sue collezioni alla cultura della scuola pubblica in Inghilterra e ai ragazzi gay chic come nelle serie televisive Ritorno a BridesheadAnother Country-La scelta e Maurice. In particolar modo il designer Daley si chiede cosa farebbe un ragazzo in lockdown e prende ispirazione dall’eccentricità che vorrebbero esplorare un po’ tutti, dopo questo periodo in cui non ci siamo potuti vestire bene e uscire.

Ma lavorare da casa gli ha sicuramente dato la possibilità di avere più tempo e di usare nel migliore dei modi i materiali e le risorse che aveva a disposizione. Ha usato le giacenze di tessuto di McQueen e scampoli da Katie Hillier per creare dei pezzi unici. 

Tolu Coker

La designer anglo-nigeriana Tolu Coker è riconosciuta per i suoi modelli ricondizionati indossati da Demi Lovato e Rihanna e per questa stagione ha presentato le sue collezioni uomo e donna attraverso un fashion film intitolato “Soro Soke: Diaspora ‘68” che significa “fatti sentire” nella lingua yoruba. Per la sua nuova collezione ha preso ispirazione da alcuni avvenimenti importanti e significativi che stanno succedendo nel mondo in questi anni come le proteste Black Lives Matter e #EndSARS che l’hanno fatta ritornare a quei momenti in cui il padre le raccontava cosa stava accadendo negli anni ’60 e ’70 in Nigeria e a Londra durante la diaspora. Ha quindi pensato a tutte quelle persone vere che hanno dovuto subire e che stanno continuando a vivere in situazioni molto gravi e difficili. Da quando ha iniziato a creare le sue collezioni ha sempre posto alla base la sostenibilità, considerandola una parte centrale e fondamentale di come lei crea i suoi pezzi unici. Ha lavorato anche con un’azienda spagnola che ha sviluppato il denim Dry Indigo che riduce la quantità di acqua usata nel processo di tintura. Secondo lei però non bisogna concentrarsi solo sui materiali giusti ma sull’idea della sostenibilità e sul valore delle diverse culture. Il suo desiderio sarebbe quello di trasformare il suo brand in una comunità, focalizzandosi sugli approcci collaborativi e sulle persone che lavorano e che stanno dietro al processo, perché è un modo per lavorare meglio e in maniera valorizzante per evolvere e crescere insieme.

Maxine Bédat, direttore esecutivo di New Standard Institute afferma: 

Se guardiamo esclusivamente al cambiamento climatico, dobbiamo ridurre le emissioni a un ritmo preciso e a un tempo specifico, e sappiamo come farlo. Iniziamo dagli aspetti pratici.

La moda quindi si arricchisce sempre di più di designer talentuosi che mettono al primo posto il nostro caro pianeta e la sostenibilità, non come opzione ma come massima priorità.

 

Gloria Trombino

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