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L’arte antica ci scandalizza ancora

In questi ultimi anni leggiamo sempre più spesso notizie su opere d’arte, libri e immagini censurati scatenando l’ira di un’ampia parte di pubblico. Accade che una campagna pubblicitaria di un museo venga censurata perché contiene opere con nudi, si licenziano i professori di storia dell’arte perché mostrano opere di Modigliani e sul web non va meglio: un algoritmo decide cosa è volgare e cosa no.

Scandaloso Schiele!

Il 23 febbraio, il Leopold Museum a Vienna inaugurerà Egon Schiele, espressionismo e lirismo e per sponsorizzare la mostra sono stati acquistati vari spazi in tutta Europa. La campagna pubblicitaria non è passata inosservata, anzi ha fatto scalpore: a Londra la Transport for London, l’azienda che gestisce le metropolitane della capitale, ha rifiutato le stampe originali, ritenendo inadatto mostrare i celebri nudi nello spazio pubblico e ha declinato anche una seconda versione delle stampe, che oscurava i genitali in maniera digitale.

Una censura molto significativa e paradossale dato che Egon Schiele fu condannato e incarcerato per oltraggio alla morale, e un suo dipinto bruciato in pubblico per ordine della magistratura. Il museo viennese è riuscito a volgere la censura a proprio vantaggio: ha deciso di coprire i genitali dei dipinti di Schiele con una fascia bianca con sopra scritto “Ci scusiamo, dipinti di cent’anni fa ma scandalosi ancora oggi”, e al fianco di ogni opera esposta “Vieni a vederlo per intero a Vienna”.

Il professore licenziato per Modigliani

America, Utah: Mateo Rueda sotto accusa per aver mostrato delle immagini “pornografiche”, ovvero nudi di Modigliani ai suoi alunni di undici anni. Il Washington post, che ha seguito la questione, solleva però un’importante obiezione: non si possono comparare dei dipinti, opere dall’importante valore artistico pur rappresentando dei nudi, a delle immagini pornografiche.

Quando un algoritmo porta alla censura, l’opinione dello scrittore Diego Nuzzo

Facebook censura per errore la pubblicità (a pagamento) del libro Ebbrezze letterarie perché contraria alla Normativa Pubblicitaria. La copertina in questione raffigurava un nudo d’autore, con esattezza La Giovinezza di Bacco di William-Adolphe Bouguereau. Il caso ha suscitato clamore ed è stato commentato da Diego Nuzzo che sui social scrive: “Ma veramente siamo tornati ai bei tempi andati di Daniele Volterra che dovette “coprire” con foglie di fico i genitali dell’affresco del Giudizio Universale nella Cappella Sistina dopo che il Concilio di Trento aveva condannato la nudità nell’arte religiosa? Quale modello di società stiamo portando avanti?”. Si tratta davvero di censura estremista o è tutta colpa di un algoritmo sbagliato?

Viviamo in una società in cui siamo circondati da immagini esplicite e provocatorie eppure tutt’oggi un nudo d’autore può far più scandalo di immagini televisive con scene di violenza o sesso: ecco il grande paradosso del ventunesimo secolo!

Gaya Baio

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