
Alla scoperta della Sicilia : Il Museo del costume e della moda siciliana di Mirto
La Sicilia è un luogo in continua evoluzione e sempre culturalmente vivo di arte e creatività. É evidente che oggi in Sicilia, come altrove, lo splendore del costume locale è tramontato e a causa della mancanza di informazioni sugli usi e costumi siciliani, è facile che nasca la curiosità di conoscerli e comprenderli. In questo articolo affronterà un viaggio, un viaggio che parte dal Museo del costume e della moda siciliana di Mirto.
Notizie Storiche del Museo del costume e della moda
L’origine del Museo del costume e della moda siciliana risale al 1988 a Mirto, un piccolo paese situato sui Nebrodi, tra Messina e Palermo. Nel 1988 l’Amministrazione Comunale di Mirto acquisì e cominciò la ristrutturazione del Palazzo appartenuto alla famiglia Cupane, edificio oggi restaurato, che ospita i locali del Museo del costume e della moda siciliana.
Il progetto iniziale era originariamente diverso e destinato a museo etno-antropologico, ma, in seguito, mutò la propria assegnazione grazie all’intervento di Giuseppe Miraudo, il direttore, che decise di donare al Comune la sua collezione di abiti ed accessori siciliani risalenti a vari periodi storici e provenienti da quasi tutte le parti della Sicilia. Fu a partire da questo momento che giunsero le donazioni da parte delle famiglie più prestigiose del posto.
Cosa possiamo vedere all’interno del Museo? Nel museo si trovano altresì esposti alcuni capi del primo Novecento fino a lasciti più recenti, come quello di Salvatore Ferragamo che ha concesso scarpe del 1940. (fig.) Tra le ultime donazioni esposte nel nuovo allestimento, troviamo gli abiti ottocenteschi di Luigi Ferlazzo Natoli e Teresa Pugliatti, la collezione di abiti e accessori degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, donati da Maria Rosaria Annino, tra cui un abito da sposa realizzato da Valentino e due abiti Chanel . Ad arricchire la collezione, ancora, tailleurs di Coco Chanel, un abito in due pezzi con corpetto rivestito di pois di Paco Rabanne e un abito da sera anni Sessanta con paillettes verde smeraldo. (fig.)
Interessante anche lo spazio riservato gli abiti della stilista messinese Mimma Ferraro, della quale si conserva nel museo di Mirto una selezione di trent’anni di moda. (fig.)
Che scopo ha il Museo del costume e della moda siciliana?
Il Museo ha lo scopo di ricostruire, attraverso i suoi 1500 pezzi fra abiti, accessori, corpetti, vestaglie, borse, capelli, scarpe, manteaux, pizzi, tessuti, uno spaccato di vita siciliana, e attraverso questi oggetti il visitatore può percorrere più di due secoli di storia, permeata non soltanto nelle classi più abbienti ma anche nei ceti popolari.
Nelle varie sale del museo il visitatore può osservare diverse foto d’epoca e dipinti che interagiscono con l’abito, suggerendo altresì approcci interdisciplinari con la storia delle immagini. La struttura nasce, quindi, dalla necessità di verificare un tipo di lettura storica di un popolo attraverso il costume, l’abito, gli accessori, in un percorso che considera tutte le fasce sociali e le rivela mediante quell’indicatore di stoffa pregiata o grezza.
Conclusione Tuttavia, il vero problema consiste nella scarsa valorizzazione e promozione del sito. In una recente guida dei musei siciliani, la museologa Alessandra Mottola Molfino, afferma che: “Il Museo avrebbe bisogno di un allestimento diverso dai manichini sartoriali che oggi possiede, e inoltre la presenza di utili pannelli che forniscono elementi di storia della moda non colma la mancanza di cartellini che chiariscano tipologie, manifatture, datazioni e provenienza. […] spesso caratteristici di un’istituzione comunale con scarsi fondi a disposizione, ma fortunatamente colmati dalla disponibilità e dall’attenzione del personale del Museo, resta l’incanto di un’atmosfera rischiarata dai preziosi tessuti lucenti e ricamati di abiti che lasciano immaginare la loro storia, le personalità che li vestirono, gli ambienti che attraversarono.”
Dunque, il nodo principale è la mancanza di fondi a disposizione, ma soprattutto la penuria di informazioni pervenute sui social media e nel sito web ufficiale del museo. Il miglior modo per racchiudere l’essenza di questo museo e delle opere che sono al suo interno al fine divulgativo è riassunto nel breve aforisma: “L’abito è un teatro culturale in cui si inscena la storia di una comunità.”
Foto e articolo by Federica Romano